TUTTO O NIENTE (ALL OR NOTHING) |
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di Mike Leigh, con Timothy Spall, Lesley Manville, Alison Garland, James Corden, Helen Coker
(Gran Bretagna, 2002)
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Quelli di Mike Leigh sono degli abissi. Così insondabili da parere eccessivi, strumentali, ai confini angosciosi del nichilismo. Abissi soprattutto femminili; dato che gli uomini sono delle specie di larve, ormai prive di qualsiasi segno vitale. Ma il miracolo del cinema di Leigh è anche quello di risorgere, quando la disperazione sembra incolmabile. Ed allora la rabbia, vuoi la cattiveria e la crudeltà evitano al suo discorso d'impantanarsi nel patetismo. In questo affresco della famiglia di un tassista esausto, una moglie cassiera, un figlio obeso e teledipendente, una figlia che che fa le pulizie in un ricovero per anziani ritroviamo il Mike Leigh più disperato dai tempi di NAKED, dopo la sorprendente (e brillantissima) leggerezza dell'esecuzione nel musical di TOPSY-TURVY. Affresco sociale, ma pure psicologico: cinema critico, ma mai schematicamente ideologico. Le ragioni della disperazione di ALL OR NOTHING nascono certamente da un problema di classe sociale. Ma l'arte ineguagliabile del regista inglese allarga il discorso all'evasione che solo concede l'immaginario: i romanzi nei quali la figlia si precipita di notte, le canzoni che interpreta soavemente la moglie al karaoke, la spiaggia in riva al mare dove si rifugia il protagonista nel più profondo dei suoi guai, l'apertura verso il meraviglioso di una gravidanza inattesa. Infiniti gridi di protesta che nascono ingigantiti dalla violenza indicibile della commedia umana: e che, quasi paradossalmente, finiscono per esaltare tutta l'energia dei legami affettivi.
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Il film in Internet (Google)
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Per informazioni o commenti:
info@films*TOGLIEREQUESTO*elezione.ch
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capolavoro
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